Omelia Mons. Magnani

Sono contento di essere qui in questa Cappella che io stesso ho benedetta. Cappella dedicata a santa Bertilla, Cappella anche Universitaria.
Ringrazio don Edy che mi ha invitato a celebrare, questa sera, la Messa nel giorno della festa di santa Bertilla. Ringrazio le suore che sono molto contente della mia presenza qui, in mezzo a loro, ed è grazie anche a loro se c’è questa Cappella. Saluto anche P. Giuseppe. La mia conoscenza di Suor Bertilla risale ai tempi di quando ero studente all’Università Gregoriana. Durante un corso di spiritualità, presso la Facoltà Teologica Carmelitana, Padre Gabriele di Santa Maria Maddalena, ci parlava di una umilissima religiosa, Suor Bertilla di Treviso, che scriveva i suoi pensieri spirituali sulla carta che serviva ad avvolgere le vivande. E questa suora l’ho ritrovata “Santa” quando sono venuto a Treviso. Ora vi dico alcune parole ispirandomi alle letture bibliche e soprattutto al Vangelo le quali ci consentono di riassumere in due parole la figura della Santa: Carità e prossimità. La Santa Bertilla ha vissuto la Carità come il suo stile di vita. A proposito abbiamo ascoltato l’inno alla carità di san Paolo nella lettera ai Corinzi. L’altra parola, prossimità è in riferimento alla parabola del Buon Samaritano. Santa Bertilla ha vissuto una forte esperienza di carità e l’ha vissuta con una profonda interiorità. Questa Santa ha scritto un diario: chi scrive un diario manifesta già che vuole pensare, pensare di chi vive e per chi vive. Santa Bertilla, ha vissuto una profonda vita interiore e al centro c’era la persona di Gesù. La sostanza di questa vita interiore era l’amore per Gesù, una relazione viva con Lui. Nell’Ufficio di Lettura della festa di santa Bertilla, si legge un brano del suo diario dove essa analizza i suoi sentimenti verso Gesù. Le sue espressioni sono belle e forti. Quando cita Gesù dice sempre: il ‘mio Gesù’, il ‘mio sposo’, il ‘mio tutto’. E ancora: “Io sono nulla, nulla posso, ma col mio Gesù posso tutto”. Queste espressioni mi richiamano una affermazione di un grande credente, seppur ribelle alla Chiesa Cattolica: “Chi possiede Gesù, possiede tutto, chi perde Gesù, perde tutto”. E qui ci dobbiamo confrontare per vedere la profondità personale della nostra fede cristiana: quanto, forse, è solo pensata, o parlata, o sottintesa, ma tanto poco personalizzata?
Non dimentichiamo: suor Bertilla prima di essere la suora della corsia ospedaliera è la suora che coltiva una relazione sponsale con Gesù.
Ed ora alcune parole sul Vangelo, quello del Buon Samaritano, come evento di prossimità. Il racconto suggerisce alcune considerazioni importanti per un cristiano. L’episodio dell’assalto e del ferimento di un uomo da parte di briganti avviene in strada. L’incontro del Samaritano (e del Sacerdote e del Levita) avviene in strada. Vedete, noi abbiamo una casa, in casa passiamo diverse ore, voi studenti passate ore in casa o in biblioteca leggendo e studiando: cose che non si possono fare per strada. Eppure è opportuno andare, trovarsi là dove la gente passa, dove le persone si incontrano, e qualche volta si scontrano, dove ci si imbatte nei poveri. In una parola: è opportuno andare dove vive la
gente. Il racconto dice che il Samaritano ha visto, si è fatto vicino, si è preso cura dell’uomo ferito. Ma se non si vede, o si finge di non vedere, se si vede e non ci si fa vicini, come è possibile prendersi cura del fratello?

Il Vangelo vuole interpretare la figura di santa Bertilla al servizio degli ammalati in ospedale, come Santa della prossimità. Santa Bertilla viveva la sua prossimità ai malati come una coerenza alla sua prossimità con Cristo. Ma prima ancora dei malati viveva la prossimità anche con le consorelle suore, da loro ritenuta un niente. Nelle consorelle vedeva le spose di Cristo, anche se in Comunità si vedono più i difetti che le virtù degli altri.
Questa Santa conosceva le parole di Gesù: tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me. Lo stile operativo della prossimità ha una dimensione umana, ma questa prossimità ha il suo pieno e concreto significato quando è la forma evangelica dell’amore del prossimo creato ad immagine di Dio, ed anche icona del Cristo Crocifisso e Risorto. In questi giorni è in corso un dibattito sull’ultimo film di Olmi: “Il Villaggio di cartone” e, giustamente, fa molto discutere l’espressione contenuta nel film uscita dalla bocca di un anziano sacerdote: “Ho fatto il
prete per fare del bene. Ma per fare del bene, non serve la fede. Il bene è più della fede”.Santa Bertilla direbbe che il bene, il bene più grande, è frutto della fede! Titolo del percorso artistico è significativo “Il mondo di Annetta Boscardin” , parla di un mondo nel quale Santa Bertilla ha vissuto, incontrato, amato e scelto. Riscoprire il cuore di un Santo è sempre esperienza ricca di Grazia perché va a toccare corde molte volte lasciate inascoltate , Bertilla in questo senso parla di noi, parla di Treviso, parla di guarigione, di sacrificio, parla di Gesù e di Maria. Consapevoli del dono grande che una Santa abbia camminato per le nostre strade, invitiamo tutti a partecipare all’evento che sarà introdotto da un intervento del professor Giuseppe Fornari, il quale ci introdurrà nel mondo di Santa Bertilla alla ricerca di una verità di contesto dove comprendere in profondità la qualità della vita di questa donna, e dall’intervento di mons. Giuseppe Rizzo, il quale rivolgendosi specialmente ai giovani cercherà di ritrovare e proporre nessi di felicità a partire dal cuore di Santa Bertilla.